RAFFINERIA METALLI CAPRA INTERESSAMENTO DEL GRUPPO SILMAR ARTICOLO SUL CORRIERE DELLA SERA - BRESCIA/ECONOMIA

Le responsabilità di un «unicorno» - Corriere.it

L’interesse del gruppo Silmar per la Metalli Capra risponde a una chiara esigenza di verticalizzazione industriale
di Massimiliano Del Barba

L’interesse del gruppo Silmar per la Metalli Capra risponde a una chiara esigenza di verticalizzazione industriale. Anzi, di integrazione, poiché la capacità produttiva dell’azienda fallita all’inizio di quest’anno potrebbe venire in aiuto di Raffmetal, la controllata della famiglia Niboli che, nella supply chain del gruppo valsabbino, assicura la materia prima, la lega d’alluminio in colata continua da rottame, di cui le aziende a valle necessitano per la produzione di radiatori, caldaie, termosifoni (la Fondital) e tubature (Valsir).

E, da questo punto di vista, la possibile acquisizione assomiglia da vicino a ciò che è accaduto nel 2012, quando il gruppo Camozzi aveva prima preso in affitto e poi acquistato le Fonderie Mora di Gavardo, allora in liquidazione e concordato preventivo, ma depositarie di un know how nella lavorazione della ghisa congeniale nella strategia di diversificazione e verticalizzazione del gruppo lumezzanese. L’allora capoazienda, Attilio Camozzi, fu giustamente salutato dalla comunità locale come il cavaliere bianco in grado di salvare l’occupazione e rilanciare i destini industriali di una storica azienda profondamente radicata sul territorio. Camozzi, conciso e diretto come sempre, disse semplicemente che era il suo dovere di imprenditore.

Un epigramma, ma che in realtà nascondeva un ipertesto da non sottovalutare. E cioè: compatibilmente alla stella polare della massimizzazione del risultato, è dovere di un imprenditore di successo — e i Niboli lo sono, dato che appartengono allo stretto gotha degli unicorni bresciani, vale a dire delle società con più di un miliardo di fatturato — intervenire nel proprio metadistretto di riferimento per sostenerlo e, ovviamente, farlo crescere, evitando quindi di disperdere un prezioso patrimonio di conoscenze e di contatti. Detto questo, c’è però nell’operazione una ulteriore analogia con una vicenda che, pur avendo ovviamente altra portata, pone simili interrogativi: l’Ilva di Taranto. Arcelor Mittal ha accettato la sfida del rilancio del più grande gruppo siderurgico italiano a patto però che lo Stato garantisse la tutela legale in attesa dell’attuazione del piano di risanamento ambientale. E se si utilizzasse lo stesso schema per la Metalli Capra?

6 settembre 2019 | 10:53
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