Il sito di scorie nucleari più pericoloso della provincia farà presto meno paura. L’allarme Cesio 137 della discarica Metalli Capra di Capriano rientrerà in tempi ragionevoli. «Ieri - conferma il prefetto di Brescia Attilio Visconti, che dal suo insediamento è impegnato in prima linea nella soluzione del problema - da Roma è arrivato l’ok per la messa in sicurezza. La conferma della serietà del nostro progetto, frutto di un articolato lavoro tecnico. Ora si tratterà di verificare come il finanziamento verrà ripartito e le tempistiche di intervento». Nei prossimi giorni inizieranno le consultazioni «e verranno avviati tutti i passaggi tecnici per rendere operativo il progetto approvato», anticipa Visconti. La bomba ecologica innescata dal fallimento della Metalli Capra sarà nel frattempo neutralizzata: la scorsa settimana è arrivata una cisterna che raccoglierà il percolato radioattivo della discarica. Da mesi l’Asmia di Mortara non ritira più il fluido prodotto dal disfacimento delle scorie al Cesio e nessun’altra ditta del settore si è assunta l’onere di smaltire l’inquinante. Il piano di risanamento prevede anche un «evaporatore» in grado di dividere l’acqua del percolato dai residui radioattivi, che finirebbero nel sito controllato di Nucleco a Roma. La Cisam di Pisa - centro interforze studi applicazioni militari - si è resa disponibile a prestare il macchinario. Anche questo è considerato un «intervento temporaneo», per evitare la contaminazione delle falde in attesa appunto della messa in sicurezza permanente della discarica. «L’evaporatore fa parte delle procedure - precisa il prefetto -. Ai fini dell’operazione, bisognerà capire se è indifferente bonificare avendo a disposizione materiale essiccato, cioè privando il percolato del materiale acquatico e riducendo il volume dei liquidi attraverso l’evaporazione, oppure no. Ma questi sono tutti aspetti tecnici che troveranno presto risposta. L’importante è aver raggiunto l’obiettivo e garantire un intervento fondamentale per la tranquillità di tutti». Sullo sfondo resta l’interrogativo su come neutralizzare definitivamente un potenziale radioattivo superiore ai 100 Giga-bequerel, ovvero 100 mila volte sopra i limiti di legge. Secondo il piano di sicurezza redatto dall’Arcadis - società incaricata dalla Metalli Capra - la bonifica richiede un investimento che galleggia attorno ai 5 milioni di euro, risorse che il ministero dell’Ambiente potrebbe reperire.
IL «BUNKER» che custodisce le scorie radioattive si trova tra l’altro in una zona a rischio sismico nella traiettoria della faglia del Montenetto, circostanza che rende più complessa l’operazione. Ma il nodo resta quello di come inertizzare i rifiuti. La bonifica prospettata dall’Arcadis prevede di stoccare il materiale estratto dalle vasche di rifiuti affinché non abbia contatti con l’esterno. Bisognerebbe dunque squarciare la discarica per rinchiudere le scorie in un imponente bunker che andrebbe a «soffocare» dal punto di vista paesaggistico un’area naturalistica. Impercorribile la soluzione di trasferire i rifiuti al Cesio in un sito nazionale per sostanze radioattive, peraltro non ancora individuato dallo Stato. I fluidi prodotti dal «sudario» di materiale è l’eredità di uno dei più gravi incidenti industriali con sostanze al cesio. I 220 mila metri cubi di rifiuti contaminati sono stoccati nel parco del Montenetto. Nel 1989, negli stabilimenti della Metalli Capra venne fusa una partita di alluminio contaminato dal Cesio 137, isotopo radioattivo artificiale. I residui di quella lavorazione furono stoccati nell’ex cava che l’azienda utilizzava come discarica. Le scorie sono state messe in sicurezza agli inizi degli anni Novanta dall’Enea, che all’epoca gestiva il settore nucleare. I tecnici fecero realizzare due silos per la raccolta del percolato. Con il fallimento dell’azienda, lo smaltimento di questi fluidi è diventato una seria emergenza: che potrebbe rientrare presto.
IL «BUNKER» che custodisce le scorie radioattive si trova tra l’altro in una zona a rischio sismico nella traiettoria della faglia del Montenetto, circostanza che rende più complessa l’operazione. Ma il nodo resta quello di come inertizzare i rifiuti. La bonifica prospettata dall’Arcadis prevede di stoccare il materiale estratto dalle vasche di rifiuti affinché non abbia contatti con l’esterno. Bisognerebbe dunque squarciare la discarica per rinchiudere le scorie in un imponente bunker che andrebbe a «soffocare» dal punto di vista paesaggistico un’area naturalistica. Impercorribile la soluzione di trasferire i rifiuti al Cesio in un sito nazionale per sostanze radioattive, peraltro non ancora individuato dallo Stato. I fluidi prodotti dal «sudario» di materiale è l’eredità di uno dei più gravi incidenti industriali con sostanze al cesio. I 220 mila metri cubi di rifiuti contaminati sono stoccati nel parco del Montenetto. Nel 1989, negli stabilimenti della Metalli Capra venne fusa una partita di alluminio contaminato dal Cesio 137, isotopo radioattivo artificiale. I residui di quella lavorazione furono stoccati nell’ex cava che l’azienda utilizzava come discarica. Le scorie sono state messe in sicurezza agli inizi degli anni Novanta dall’Enea, che all’epoca gestiva il settore nucleare. I tecnici fecero realizzare due silos per la raccolta del percolato. Con il fallimento dell’azienda, lo smaltimento di questi fluidi è diventato una seria emergenza: che potrebbe rientrare presto.
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