Raccoglierà le perdite della discarica Metalli Capra che arrivano quando piove. Ed è in arrivo da Pisa l’evaporatore per ridurre il volume dei liquidi
di Pietro Gorlani
La bomba ecologica a Capriano del Colle è stata temporalmente disinnescata. La scorsa settimana alla discarica Metalli Capra è arrivata una cisterna nuova di zecca che raccoglierà il percolato radioattivo prodotto dalla discarica. Un intervento emergenziale richiesto dal prefetto Attilio Visconti (che per legge si occupa di tutti i siti radioattivi) ai curatori fallimentari dell’ex fonderia d’alluminio, poiché le due vecchie cisterne sono ormai piene all’80 per cento ed in caso di forti piogge autunnali non avrebbero retto alla produzione di altro percolato tossico, che avrebbe potuto riversarsi nell’ambiente.
«Con questo il posizionamento della nuova cisterna scongiuriamo il rischio che il percolato possa disperdersi nell’ambiente» spiega il rappresentante del ministero dell’Interno. Un tampone che potrà durare diversi mesi (stando ai dati Arpa la discarica produce dalle 150 alle 200 tonnellate l’anno, a seconda della piovosità della stagione). Un intervento provvidenziale perché da diversi mesi - da quando i media sono tornati ad occuparsi della discarica radioattiva - l’Asmia di Mortara (Pv) non ritira più il percolato contaminato, anche se conteneva bassi quantitativi di radioattività: 10 becquerel al litro che scendevano a 0,001 becquerel /litro dopo la diluizione nei fanghi (sparsi nelle risaie della Lomellina). Il prefetto aveva convocato altre ditte del settore ma nessuna si era presa il «rischio» di ritirare il percolato. Ma non è l’unica mossa della triplice strategia ordita dal Prefetto ad essere andata in porto. È notizia del 6 settembre che il Cisam di Pisa (centro interforze studi applicazioni militari) avrebbe dato il suo assenso definitivo a prestare un «evaporatore», in grado di dividere l’acqua del percolato dai residui radioattivi che finirebbero nel sito controllato di Nucleco, a Roma. Una mossa, questa, che aveva sollevato qualche perplessità da parte del direttore di Arpa Brescia Gianpietro Cannirozzi («non viene fornita alcuna evidenza sperimentale dell’effettiva efficacia del sistema proposto»). Una polemica subito rientrata dopo che il Prefetto ha minacciato di farsi da parte qualora si ostacolasse l’unica soluzione possibile individuata negli ultimi 30 anni. Il 13 settembre ci sarà una riunione decisiva per dare il via libera all’installazione dell’evaporatore. Un intervento temporaneo, in attesa della messa in sicurezza permanente della discarica, che deve essere ingabbiata in un sarcofago di bentonite. Il progetto c’è ma ora resta da capire se il ministro Costa stanzierà parte dei 15 milioni messi a disposizione nella finanziaria 2018 per mettere in sicurezza i siti a bassa radioattività. Serviranno almeno due anni prima di vedere realizzato questo progetto. Ma per lo meno, i sonni degli abitanti di Capriano, da oggi saranno più tranquilli.
Il futuro della discarica è legato anche al futuro della proprietà del sito, oggi della Metalli Capra, fallita a gennaio. Fondital è interessata a rilevare i siti produttivi di Castel Mella e Montirone per farci della logistica, assumendo però tutti gli 80 dipendenti oggi in cassa integrazione straordinaria. Non ne vuole però sapere della discarica, che ha chiesto di scorporare dal pacchetto perché non si fida del piano di messa in sicurezza predisposto da Arcadis e approvato da Isin. Un bel problema: a chi andrebbe la discarica?
pgorlani@corriere.it
7 settembre 2019 | 11:52
© RIPRODUZIONE RISERVATA-CORRIERE DELLA SERA BRESCIA/CRONACA
di Pietro Gorlani
La bomba ecologica a Capriano del Colle è stata temporalmente disinnescata. La scorsa settimana alla discarica Metalli Capra è arrivata una cisterna nuova di zecca che raccoglierà il percolato radioattivo prodotto dalla discarica. Un intervento emergenziale richiesto dal prefetto Attilio Visconti (che per legge si occupa di tutti i siti radioattivi) ai curatori fallimentari dell’ex fonderia d’alluminio, poiché le due vecchie cisterne sono ormai piene all’80 per cento ed in caso di forti piogge autunnali non avrebbero retto alla produzione di altro percolato tossico, che avrebbe potuto riversarsi nell’ambiente.
«Con questo il posizionamento della nuova cisterna scongiuriamo il rischio che il percolato possa disperdersi nell’ambiente» spiega il rappresentante del ministero dell’Interno. Un tampone che potrà durare diversi mesi (stando ai dati Arpa la discarica produce dalle 150 alle 200 tonnellate l’anno, a seconda della piovosità della stagione). Un intervento provvidenziale perché da diversi mesi - da quando i media sono tornati ad occuparsi della discarica radioattiva - l’Asmia di Mortara (Pv) non ritira più il percolato contaminato, anche se conteneva bassi quantitativi di radioattività: 10 becquerel al litro che scendevano a 0,001 becquerel /litro dopo la diluizione nei fanghi (sparsi nelle risaie della Lomellina). Il prefetto aveva convocato altre ditte del settore ma nessuna si era presa il «rischio» di ritirare il percolato. Ma non è l’unica mossa della triplice strategia ordita dal Prefetto ad essere andata in porto. È notizia del 6 settembre che il Cisam di Pisa (centro interforze studi applicazioni militari) avrebbe dato il suo assenso definitivo a prestare un «evaporatore», in grado di dividere l’acqua del percolato dai residui radioattivi che finirebbero nel sito controllato di Nucleco, a Roma. Una mossa, questa, che aveva sollevato qualche perplessità da parte del direttore di Arpa Brescia Gianpietro Cannirozzi («non viene fornita alcuna evidenza sperimentale dell’effettiva efficacia del sistema proposto»). Una polemica subito rientrata dopo che il Prefetto ha minacciato di farsi da parte qualora si ostacolasse l’unica soluzione possibile individuata negli ultimi 30 anni. Il 13 settembre ci sarà una riunione decisiva per dare il via libera all’installazione dell’evaporatore. Un intervento temporaneo, in attesa della messa in sicurezza permanente della discarica, che deve essere ingabbiata in un sarcofago di bentonite. Il progetto c’è ma ora resta da capire se il ministro Costa stanzierà parte dei 15 milioni messi a disposizione nella finanziaria 2018 per mettere in sicurezza i siti a bassa radioattività. Serviranno almeno due anni prima di vedere realizzato questo progetto. Ma per lo meno, i sonni degli abitanti di Capriano, da oggi saranno più tranquilli.
Il futuro della discarica è legato anche al futuro della proprietà del sito, oggi della Metalli Capra, fallita a gennaio. Fondital è interessata a rilevare i siti produttivi di Castel Mella e Montirone per farci della logistica, assumendo però tutti gli 80 dipendenti oggi in cassa integrazione straordinaria. Non ne vuole però sapere della discarica, che ha chiesto di scorporare dal pacchetto perché non si fida del piano di messa in sicurezza predisposto da Arcadis e approvato da Isin. Un bel problema: a chi andrebbe la discarica?
pgorlani@corriere.it
7 settembre 2019 | 11:52
© RIPRODUZIONE RISERVATA-CORRIERE DELLA SERA BRESCIA/CRONACA
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