METALLI CAPRA IL GOVERNO STANZIA 2 MILIONI PER I SITI CASTEL MELLA E MONTIRONE

Scorie radioattive, il governo stanzia oltre 5 milioni per 6 siti bresciani
La segnalazione in settembre dalla prefettura

di Pietro Gorlani e Matteo Trebeschi

La messa in sicurezza dei rifiuti radioattivi fa passi da gigante, nel Bresciano. Il merito è della sinergia istituzionale che ha spinto il ministero dell’Ambiente a stanziare (dopo anni) 5,12 milioni di euro: risorse grazie alle quali sarà possibile intervenire sui sei dei nove siti che la prefettura aveva segnalato in settembre. In arrivo — anche se non sarà sufficiente — un milione di euro sull’ex cava Piccinelli di San Polo, alle porte della città, dove «riposano» 1.800 tonnellate di scorie contaminate da Cesio137 (ex Cagimetal): il finanziamento governativo servirà per coprire l’ex cava ed evitare ulteriori dilavamenti. In attesa del progetto, si partirà quindi con il capping. L’altro assegno da un milione servirà, come richiesto, anche per l’intervento sulla raffineria Metalli Capra di Montirone che, si badi bene, non è la mega discarica di rifiuti radioattivi di Capriano: l’azienda è la stessa, ma qui si tratta dei suoi capannoni che hanno sede a Montirone e a Castel Mella. In entrambi i casi il ministero dell’Ambiente ha messo sul piatto un milione di euro l’uno: l’obiettivo è mettere in sicurezza i fusti radioattivi che si trovano dentro le strutture aziendali.

C’è poi la Service Metal Company di Mazzano: con quasi 126 mila euro si procederà al progetto per la realizzazione di un bunker dietro l’azienda per la messa in sicurezza dei fusti. Che la fusione accidentale di rottame che contiene Cesio 137 (schermato dal piombo) non sia solo un problema degli anni Novanta lo testimonia il caso dell’acciaieria Iro di Odolo: l’incidente risale all’agosto del 2018 e ora il ministero stanzia risorse per un milione di euro. L’Alfa Acciai di Brescia, teatro di due incidenti nella fusione di rottame contaminato dal 1997 al 2011, ha trasferito le scorie in fusti di cemento armato: anche in questo caso serve un bunker dentro l’azienda e il governo gira un milione di euro. Non sono invece stati ammessi al finanziamento, per ora, il sito dell’Acciaieria Veneta di Sarezzo (c’è il bunker), una raffineria di Lumezzane e l’ex Metalli Capra di Capriano: una decisione su cui la prefettura farà alcune verifiche. Alla Metalli Capra, che è la più grande discarica d’Italia con 82 mila tonnellate di scorie contaminate, ci vorrebbero almeno 5 milioni per intervenire: la curatela fallimentare dovrà garantire le risorse per il progetto predisposto dalla Arcadis, che prevede la copertura e l’impermeabilizzazione del sito, ma anche la realizzazione di un bunker.

A Capriano il problema è il percolato, che peggiora quando piove: per ovviare al problema sono già state installate anche due nuove cisterne. Avrebbe dovuto arrivare in loco anche l’evaporatore, strumento in grado di scindere l’acqua dalle scorie, ma l’assenza di totali garanzie avrebbe spinto i responsabili ad abbandonare questa ipotesi, per concentrarsi sul processo di solidificazione delle scorie (a bassa radioattività): una lavorazione che dovrebbe ridurre i rischi per l’ambiente. Si cercherà poi in ogni caso una discarica dove posizionarle, non è chiaro se nel sito nazionale di Roma o altrove.

28 novembre 2019 | 13:19
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