La seconda vita degli stabilimenti di Castel Mella e Montirone della Raffineria Metalli Capra può attendere. Nessun potenziale acquirente ha presentato un’offerta, sia per il lotto unico, valutato 30 milioni e 483 mila euro, sia per i due rami d’azienda separati, rispettivamente a 22 milioni 694.066 euro e 7 milioni 789.458 euro. Ora, come spiega la dottoressa Veronica Castelli dello Studio Midolo di Brescia, bisognerà attendere la decisione del Collegio dei curatori per fissare le prossime mosse. La mancata vendita compromette in qualche modo anche la messa in sicurezza del «sudario» di rifiuti di Capriano, che con le sue 82.500 tonnellate di scorie contaminate da Cesio 137, stipate dal 1990, figura al secondo posto nella classifica delle dodici principali «criticità» nazionali stilata dall’Ispettorato per la sicurezza nucleare e la radioprotezione. La curatela fallimentare avrebbe potuto recuperare parte del ricavato dell’asta per «dirottarlo» sulla bonifica dell’ex discarica, per la quale non basterà certamente il milione di euro stanziato dal ministero dell’Ambiente. Anche su Castel Mella e Montirone il ministero ha destinato un milione di euro ai fini della messa in sicurezza, ma «con tempistiche e attuazioni operative che ad oggi non sono note né prevedibili, da parte della curatela fallimentare», si legge nella relazione allegata al bando d’asta, redatta dall’ingegner Carlo Gorio. Che precisa: il materiale contaminato «è adeguatamente custodito nel rispetto delle normative» e «la custodia, il monitoraggio e le spese di conferimento al sito nazionale previsto dalla normativa vigente, ma non ancora realizzato, graverà sull’acquirente dei rispettivi rami d’azienda». La cessione della società, fallita a gennaio 2019, comprende i compendi immobiliari, il patrimonio mobiliare - impianti, macchinari, automezzi - e 59 rapporti di lavoro ancora in essere, 39 per Castel Mella e 20 per Montirone. Attualmente nel sito di Castel Mella sono depositati 8.821 chilogrammi di materiale originariamente contaminato con Cesio 137, in 25 contenitori metallici e 3 big bag. A Montirone sono stoccati 21.834 chili di materiale contaminato, in 18 fusti e 12 cassoni metallici. In entrambi i siti, il materiale è chiuso in due bunker in cemento armato realizzati intorno alla metà degli anni ’90. La Metalli Capra è stata molto vicina ad essere ceduta già a fine 2019. Tra i possibili acquirenti figuravano il gruppo bresciano Silmar e alcuni stranieri, tra cui la bengalese Tribology India Limited e la giordana Jordan Steel Work, che era arrivata addirittura alla firma di un accordo preliminare.•.
© RIPRODUZIONE RISERVATA: BRESCIAOGI DEL 27/03/2021
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